All’inizio era un tatuaggio, che doveva essere una scritta che mi doveva ricordare di non fare la cagasotto: una scritta bella zarra sull’avambraccio FEAR IS A PRISON. Poi però sono arrivati dubbi amletici sul carattere, la grandezza, la posizione e allora alla fine è arrivata la moto.
Non me la sono tatuata ma sono comprata, che è peggio.
26 ore di guida, più o meno altrettanti pianti isterici sotto il casco e tralasciamo le bestemmie che ho urlato: la paura di fallire, l’orgoglio che invece di aiutare morde le dita e blocca le gambe e quindi una volta presa la patente cosa potevo fare se non comprarmi 660 centimetri cubici di volume del cilindro con attaccate due ruote ed un manubrio??
Sì, certo che potevo: cose tipo andare in ferie, pagare un fisioterapista che mi sistemi la cervicale, comprare un’auto sicura ma mi sarebbe rimasto quel conticino in sospeso con l’orgoglio e quindi ho comprato la moto prima ancora di averla vista e provata.
Ora le possibilità sono 2: o finiamo in ospedale (io ed il mio orgoglio) oppure divento brava.
Vado ad accendere un cero alla Madonna ed a cercare un telo impermeabile per la moto e magari anche due rotelle come quelle che avevo sulla bici da bambina.